
Prima la usavano i politici, ora soubrette e calciatori. Il sociologo: l’arroganza costa meno fatica .
MILANO — L’avevamo relegata alla commedia all’italiana di Totò e Albertone. La Cassazione l’aveva addirittura bollata come «sconveniente» con la sentenza numero 138 del 2006. E tutto sommato era venuta a noia pure ai politici, che ne avevano pomposamente abusato a cavallo tra la Prima e la Seconda Repubblica. Ma il peggio non conosce vergogna. E così, per i corsi e ricorsi delle brutte maniere, è ritornata la famigerata frase «lei non sa chi sono io!», declinata nelle varianti: «Ma ha capito chi sono? » e «Ora avviso io persone che contano!». Con una differenza, rispetto al passato. Una volta a replicare con questi toni erano deputati e senatori. Adesso soubrette e calciatori.
MILANO — L’avevamo relegata alla commedia all’italiana di Totò e Albertone. La Cassazione l’aveva addirittura bollata come «sconveniente» con la sentenza numero 138 del 2006. E tutto sommato era venuta a noia pure ai politici, che ne avevano pomposamente abusato a cavallo tra la Prima e la Seconda Repubblica. Ma il peggio non conosce vergogna. E così, per i corsi e ricorsi delle brutte maniere, è ritornata la famigerata frase «lei non sa chi sono io!», declinata nelle varianti: «Ma ha capito chi sono? » e «Ora avviso io persone che contano!». Con una differenza, rispetto al passato. Una volta a replicare con questi toni erano deputati e senatori. Adesso soubrette e calciatori.
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